I feudi burocratici e la loro privatizzazione ante litteram

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50 anni dopo la morte di Stalin, 15 anni dopo la perestroika, 11 anni dopo la scomparsa dell'Urss, dove va la Russia ? - Cercle Léon Trotsky
25 aprile 2003

Anni prima del lancio dei programmi ufficiali di privatizzazione, i grandi settori economici, in particolare l'energia, erano stati confiscati da coloro che li dirigevano nella Russia di Gorbaciov.

Questo processo che sottraeva al controllo centrale interi settori dell'economia fu l'esatto parallelo di un processo della stessa natura : l'implosione dell'Urss sotto la pressione dei capi dell'alta burocrazia territoriale. Tali fenomeni gemelli si manifestarono apertamente nello stesso tempo, a cavallo degli anni 90. I baroni della burocrazia e i loro clan si sentirono abbastanza forti da imporre al centro questa privatizzazione ante litteram dei loro feudi regionali o settoriali. Due anni dopo, quando la loro opera di disorganizzazione sistematica del paese raggiunse uno stadio irreversibile, questo smembramento ricevette una doppia consacrazione : con la divisione dell'Urss in quindici stati e con il riconoscimento giuridico dell'implosione dell'economia rappresentato dalle privatizzazioni.

Una delle ragioni principali dell'arretramento considerabile della produzione è precisamente l'implosione dell'Urss. Per un'economia così integrata, così interdipendente da una regione all'altra, è una vera catastrofe.

Un'altra ragione è che il saccheggio continua.

Certo, il differenziale tra i prezzi russi e i prezzi mondiali, uno dei mezzi del saccheggio degli anni '90, si è ridotto. Ma resta sufficiente affinché l'esportazione di petrolio, di gas, di legno, di nichel, di alluminio, ecc. sia ancora la principale fonte di arricchimento per vasti settori della burocrazia e la posta in gioco delle guerre scatenate intorno a questa manna.

Ecco una delle cause del fatto che più dei tre quarti dei valori prodotti dall'economia russa risultano da un solo settore : quello delle materie prime. Se i "nuovi ricchi" non investono nell'industria, neanche nelle "loro" imprese, è perché nessun investimento produttivo, ammortizzato su cinque o dieci anni, renderebbe quanto l'esportazione di materie prime, ammortizzata subito.