Gruppi privati e diritto burocratico

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50 anni dopo la morte di Stalin, 15 anni dopo la perestroika, 11 anni dopo la scomparsa dell'Urss, dove va la Russia ? - Cercle Léon Trotsky
25 aprile 2003

Dopo una fase sfrenata, questo saccheggio è stato coperto dalle leggi di Eltsin che riprendevano le misure preconizzate dai consiglieri occidentali. Ma queste leggi nello stesso tempo ufficializzavano il fatto che, per esempio, i responsabili del settore del gas l'avevano sottratto alla tutela dello Stato creando la società privata Gasprom, numero uno mondiale del gas.

Questo gruppo, l'ex ministro sovietico del gas Tchernomyrdin lo presiedeva non in quanto capitano di industria, ma in quanto capo di un clan di burocrati potenti e numerosi.

Dietro lui, ancora prima della creazione di Gasprom, c'era una moltitudine di responsabili dell'industria, dello Stato, delle regioni di estrazione e di transito del gas, delle dogane, ecc., che gli permettevano di prelevare la rendita del gas e che si arricchivano personalmente.

In Occidente si suole presentare Tchernomyrdin come un grosso azionario di Gasprom diventato miliardario. Ma quello che somiglia ad una proprietà piena ed intera è in realtà governata dal "diritto di fatto" di una società dominata dal potere disgregato di una burocrazia divisa in fazioni rivali e dai rapporti di forza tra queste fazioni.

In quanto primo ministro, Tchernomyrdin aveva avuto carta bianca all'epoca di Eltsin.Ma fu battuto nella lotta per succedergli. Il vincitore, Putin, poté finalmente installare un uomo del suo clan alla testa del consiglio d'amministrazione di Gasprom. Uno scenario identico si produsse con altri due magnati degli affari, Berezovsky e Gussinsky.

Durante gli anni di Eltsin, questi avevano approfittato della debolezza del potere centrale a cui si erano legati, per accumulare una fortuna enorme.

Avevano accaparrato società di televisori, di importazioni ed esportazioni, una compagnia aerea, partecipazioni bancarie e petrolifere e quello che era indispensabile per fare tutto il resto: il patrocinio interessato della figlia di Eltsin per l'uno, quello del sindaco di Mosca e della Kgb per l'altro. Il guadagno era grosso, ma bisognava comprare i loro protettori.

Accedendo al Cremlino, Putin ha spinto in avanti i suoi propri protetti e protettori, ha rimesso un po' d'ordine nella dimora. Berezovsky e Gussinsky ne hanno fatto le spese. E questo perché il potere di arricchirsi che gli era attribuito all'epoca di Eltsin era, appunto, solo provvisorio. Certo possedevano delle aziende, ma questo possesso non costituiva una proprietà. Era un appannaggio concesso dal potere. E per riprenderlo, bastò una semplice decisione, che fu sufficiente poiché il procuratore generale diede il suo avallo .

Approfittando dell'occasione, Putin lanciò i suoi commando sulle sedi delle banche e delle società petrolifere di altri affaristi per fargli capire che, dovendo tutto al potere, dovevano smettere di tessere intrighi contro lui come l'avevano fatto con Eltsin.

Per indicare questa gente, non utilizziamo il termine di oligarchi usato dalla stampa qui come in Russia. In primo luogo, perché l'oligarchia designa il governo di un piccolissimo numero. Ora i super affaristi russi sono poco numerosi ma non governano, Putin l'ha ricordato in modo deciso. E soprattutto, questo termine maschera la realtà più di quanto non l'elucidi.

Le loro posizioni, questi individui le devono ai clan della burocrazia che li hanno propulsati in primo piano per essere una vetrina dei loro affari alla fine dell'Urss. Quando non sono essi stessi burocrati, provengono dai circoli dell'economia dell'ombra, o da cosche, legati a questi stessi clan. Di fatto, dietro a queste brillanti figure di punta degli affari, si finisce sempre per trovare i grandi corpi dell'amministrazione, centrale o regionale, politica o economica. E non è un caso se il Cremlino e la stampa additano questi super ricchi : odiati dalla popolazione che li considera dei ladri, funzionano come uno schermo tra questa e i loro padrini dell'alta burocrazia.