Francia: Il movimento contro la riforma delle pensioni

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Dicembre 2019 - Gennaio 2020

Da Lutte ouvrière e Lutte de classe - Dicembre-Gennaio 2019

Manifestazioni davanti alle stazioni ferroviarie, cene festive per gli scioperanti, spettacolo dei ballerini in sciopero davanti all'Opera di Parigi: in Francia all'inizio dell'anno 2020 il movimento contro il progetto di riforma delle pensioni del governo Macron-Philippe è vivo e vegeto e il successo della nuova giornata nazionale intercategoriale di scioperi e manifestazioni del 9 gennaio l'ha ancora dimostrato. Le manovre del governo e i suoi appelli ad una tregua per Natale non sono riusciti a farlo finire.

Questo sciopero è importante non solo per la sua durata, già più lunga di quella del movimento contro la riforma Juppé del 1995, ma anche per il suo carattere non corporativo. Ai battaglioni più combattivi, composti da lavoratori delle ferrovie (SNCF) e dei trasporti della regione parigina (RATP) (1) in sciopero rinnovabile (2) già dal 5 dicembre, si sono aggiunti i lavoratori di altri settori, gli insegnanti, i lavoratori delle raffinerie, dei porti e dell'elettricità (EDF), gli ospedalieri e i vigili del fuoco. Anche i dipendenti del settore privato si sono uniti alle dimostrazioni più importanti del 5, 10 e 17 dicembre e del 9 gennaio.

La riforma delle pensioni nella sua versione Macron-Philippe è solo l'ultimo episodio di un processo iniziato da Balladur nel 1993. Attraverso le sue successive riforme, lo Stato vuole ridurre le spese sociali e i capitalisti vogliono riappropriarsene di una parte. Gli attacchi alle pensioni sono concomitanti con gli attacchi ai disoccupati, le cui prestazioni saranno nuovamente tagliate a partire dal 1° aprile. Sono inseparabili dal blocco generale dei salari, dalle massicce ondate di licenziamenti e dall'esplosione della precarietà del lavoro. I tagli alle spese per le case popolari vanno di pari passo con i tagli alle spese per le scuole o la sanità.

Si tratta di un attacco alle condizioni di vita dei lavoratori e delle classi popolari a cui i padroni e il governo vorrebbero far pagare le spese della crisi del loro sistema. I lavoratori stanno vedendo i risultati di questa politica, perseguita da tutti i governi. Essi vedono ogni giorno le conseguenze catastrofiche per la loro classe sociale e si sentono, sia istintivamente che col ragionamento, dalla parte di coloro che hanno coraggiosamente iniziato la lotta, anche se non tutti si sentono, o non ancora, la forza di entrare nella lotta stessa.

Macron e i suoi seguaci stanno muovendo guerra alla classe operaia affinché la maggior parte della ricchezza della società venga restituita alla classe capitalista. In questo periodo di crisi, di stagnazione economica, è così che i capitalisti assicurano i loro profitti. È a questi padroni e alla logica del loro sistema che i governi obbediscono. Centinaia di migliaia di famiglie non riescono più a tirare avanti, ma è a questo prezzo che le fortune dei grandi borghesi continuano a battere i record.

Nonostante la propaganda del governo, il movimento ha ricevuto finora un ampio sostegno dal mondo del lavoro. Al di là delle situazioni specifiche di ciascuna professione, la maggioranza dei lavoratori è consapevole che questa riforma è solo l'ultima di una serie di attacchi volti ad impoverire l'intero mondo del lavoro, sia privato che pubblico. E se il governo è stato costretto a fare qualche passo indietro, è solo perché la reazione dei lavoratori in sciopero lo ha costretto a farlo.

L'attuale lotta è uno scontro tra un governo che difende le classi privilegiate e tutti i lavoratori, non soltanto alcuni di essi. Anche gli scioperanti, che hanno intensificato le loro azioni per rivolgersi ad altri settori e cercare di coinvolgerli nella lotta, ne sono, a loro modo, molto consapevoli. Per invertire il rapporto di forza e vincere davvero la battaglia, la simpatia o il sostegno finanziario per gli scioperanti non saranno sufficienti, e sarebbe necessario che il movimento si allargasse ancora.

Ma già la frazione dei lavoratori che ha alzato la testa sta mostrando che non tutti i colpi passano senza reazione, e questa dimostrazione è nell'interesse di tutti. Molti lavoratori sono sempre più consapevoli della necessità di una lotta globale. Gli scioperanti della SNCF e della RATP lo sono, e sanno che questa lotta non è solo per se stessi e per i propri presunti privilegi. A loro modo hanno iniziato una lotta che riguarda tutti i lavoratori e che prima o poi dovrà trascinarli tutti in una lotta comune. C'è da sperare che l'attuale conflitto sia solo l'inizio di una vera e propria controffensiva del mondo del lavoro, nella quale tutti i lavoratori si convinceranno, rapidamente o gradualmente, che vi devono e possono impegnarsi, e che possono vincere.

Alla RATP e alla SNCF

Alla RATP, questo movimento di sciopero è stato avviato e guidato dai sindacati, in particolare dalla CGT e dall'UNSA. Questo sindacato corporativo è stato all'origine del primo sciopero del 13 settembre, il cui massiccio successo ha impressionato tutti e ha visto i lavoratori della base mobilitarsi per convincere i colleghi a scioperare e a partecipare alle assemblee. È lo stesso sindacato che aveva chiesto uno sciopero rinnovabile a partire dal 5 dicembre, raggiunto dalla RATP, dal sindacato Solidaires e poi dalla CGT.

Alla SNCF, il movimento è stato preceduto da diversi conflitti, che hanno mostrato la volontà di lotta dei ferrovieri. Tra questi, il movimento di astensione dal lavoro per il rispetto della sicurezza dal 18 al 20 ottobre, a seguito di un incidente prodottosi nelle Ardennes; oppure gli scioperi senza preavviso nelle officine di manutenzione di Châtillon e Le Landy in regione parigina, alla fine di ottobre e all'inizio di novembre. In questo contesto, anche il sindacato Sud-Rail, poi i sindacati dei ferrovieri CGT e UNSA hanno aderito all'appello per uno sciopero rinnovabile a partire dal 5 dicembre. Sia alla SNCF che alla RATP, il grande numero degli scioperanti e dei partecipanti alle manifestazioni ha incoraggiato i lavoratori e ovunque le assemblee hanno approvato il movimento.

I sindacati hanno assunto posizioni radicali, chiedendo il ritiro di tutto il piano di riforma, ma con la preoccupazione di mantenere il loro controllo sul movimento. Alla RATP, in alcune assemblee, l'UNSA ha usato vari stratagemmi per contrastare l'organizzazione degli scioperanti, spiegando per esempio che, poiché lo sciopero sarebbe durato fino al ritiro totale del progetto, non c'era bisogno di andare ogni giorno alle assemblee. Alla SNCF al contrario, la CGT ha spinto per la partecipazione alle riunioni dei lavoratori in lotta. Ma, ancora prima del movimento, il segretario della federazione CGT dei lavoratori ferroviari, Laurent Brun, aveva inviato una lettera ai membri del sindacato, spiegando che prima di ogni assemblea generale doveva esserci una riunione dei membri del sindacato che prendesse le decisioni politiche, come ad esempio se proporre o meno di prolungare lo sciopero.

Per quanto riguarda le rivendicazioni, i sindacalisti di Sud-Rail o di FO si sono espressi in generale a favore del ritiro totale della riforma delle pensioni, escludendo tutte le altre richieste. Oltre al ritiro della riforma, la federazione CGT ha insistito per avanzare, in forma molto categoriale, richieste specifiche per i lavoratori ferroviari, come l'apertura di negoziati per un contratto collettivo di alto livello o la riforma ferroviaria. Tuttavia, le preoccupazioni dei lavoratori delle ferrovie non sono corporativistiche e loro sanno che il ritiro della riforma delle pensioni, come la questione dei salari, dell'impiego e delle condizioni di lavoro, sono rivendicazioni comuni a tutti i lavoratori.

In questo movimento, i militanti di Lutte ouvrière (LO) hanno avanzato rivendicazioni che riguardano tutto il mondo del lavoro: contro la riforma delle pensioni e tutti gli attacchi contro i lavoratori, per il diritto di tutti ad avere uno stipendio o una pensione dignitosa. Hanno combattuto contro ogni tentativo di divisione tra categorie, tra generazioni, tra il settore pubblico e quello privato. Hanno incoraggiato tutte le azioni che rendono concrete la solidarietà e la comunità di interessi tra i lavoratori: distribuzione di volantini, discorsi, incontri tra gli scioperanti, assemblee o manifestazioni intercategoriali. Ovunque, mettono le loro forze per permettere agli scioperanti di controllare il loro sciopero. Hanno difeso il principio delle Assemblee generali sovrane e quotidiane e hanno incoraggiato gli scioperanti a parteciparvi nonostante le difficoltà di trasporto.

In questo movimento guidato dalle confederazioni sindacali, i militanti di LO cercano di far eleggere comitati di sciopero, responsabili dell'attuazione delle decisioni delle assemblee generali, composti da scioperanti, tesserati o meno, ma tutti eletti e revocabili dagli scioperanti. Anche se non pretendono di guidare il movimento nel suo complesso, questi comitati di sciopero permettono ai lavoratori di prendere in carico la loro lotta a livello locale, di condividere i compiti, di mobilitare gli scioperanti e di sviluppare rapporti democratici. Tra il 6 e il 7 dicembre, sia alla RATP che alla SNCF, sono stati eletti e costituiti comitati di sciopero in vari settori. Alla RATP, fin dall'inizio, i comitati sono stati eletti in un settore di manutenzione, in due depositi di autobus a Thiais (Dipartimento del Val-de-Marne) e Montrouge (Dipartimento di Hauts-de-Seine), in due terminali della metropolitana, a Parigi-Porte-de-Saint-Cloud (linea 9) e Saint-Denis-Pleyel (linea 13).

Alla SNCF, sono stati eletti comitati di sciopero a Strasburgo, Nantes, Angers, Parigi-Gare du Nord e Parigi-Gare de l'Est, e presso i centri di manutenzione dei Treni ad Alta Velocità (TGV) di Châtillon e Villeneuve-Saint-Georges. nella regione parigina. Sia alla RATP che alla SNCF, non tutti questi comitati di sciopero rappresentano la stessa cosa. Alcuni riuniscono essenzialmente militanti sindacali, altri hanno una portata più ampia. Una volta eletti, bisogna riunirli e farli funzionare. Il passo successivo è quello di proporre che alcuni di loro si facciano carico di riferire all'assemblea generale e pensino ad azioni da proporvi per rafforzare lo sciopero. A volte è necessario fare capire a qualche militante troppo abituato ai metodi burocratici del proprio sindacato che non è il comitato a decidere, ma che tutto deve essere sottoposto agli scioperanti, gli unici a poter prendere decisioni sulla propria lotta.

Lo scopo di questi comitati è quello di permettere agli scioperanti di organizzare loro stessi il proprio sciopero. Al momento, in realtà, sono più comitati organizzatori di scioperi che una direzione dello sciopero vera e propria. Nessuno può prevedere in questa fase il futuro del movimento o giudicarne la profondità. Ma la partecipazione attiva e consapevole di quanti più scioperanti possibile alla propria lotta è la migliore garanzia per rafforzare e allargare il movimento e costruire uno sciopero vincente.

9 gennaio 2019

(1) La SNCF è l'azienda che gestisce le ferrovie, e la RATP quella che gestisce tutti i trasporti dell'Île-de-France, cioè la regione di Parigi. Entrambe sono aziende pubbliche.

(2) Rinnovabile significa che sono le assemblee dei lavoratori a decidere, con un voto, se vogliono prolungare lo sciopero fino alla prossima assemblea, che a sua volta deciderà se prolungarlo o meno.