Da "Lutte de classe" n°248 - Maggio - Giugno 2025
L'articolo che segue è la traduzione di un testo del recente congresso del gruppo trotskista degli Stati Uniti The Spark, datato 6 aprile 2025.
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"È come un blitzkrieg, una guerra lampo... Si arrendono senza combattere. È straordinario ed è essenziale. Quando si vince, bisogna continuare a colpire, non lasciarli rialzarsi e riprendere fiato, impedirgli di raggrupparsi o organizzarsi!". È così che Steve Bannon descrive i primi mesi di Trump in un'intervista al Washington Post. Anche se Bannon non ha più posto alla Casa Bianca, è stato lui a definire il populismo di estrema destra con cui Trump flirta e ha svolto un ruolo determinante, già nel 2012, nella sua ascesa alla presidenza.
Accanto al "blitzkrieg", Trump e la sua amministrazione usano tutta una fraseologia di connotazione militare, come "urto e spavento" o "colpire e bruciare", ed è del tutto appropriato, perché conducono una guerra contro la classe operaia, in particolare contro i lavoratori impiegati dagli organi federali. E stanno preparando la guerra verso cui l'imperialismo, a cominciare da quello degli Stati Uniti, sta portando il mondo.
Attuazione del programma dell'estrema destra
Elon Musk è stato incaricato di lanciare l'attacco contro i lavoratori impiegati dello Stato federale. Né quello che fa e neanche il suo posto nel Dipartimento di Efficienza del governo (DOGE) hanno alcun fondamento legale o costituzionale. Il suo titolo gli è stato conferito da Trump, che intende semplicemente fare quello che vuole e gli ha permesso di scatenarsi e attaccare le agenzie governative. Musk è il braccio armato di Trump. Più tardi, potrà trasformarsi in un fusibile se necessario.
Con una rapidità che ha sconvolto il mondo politico, Musk ha presentato ai dipendenti federali una "proposta che non potevano rifiutare": dimettersi o farsi licenziare, e avevano solo tre giorni per rispondere. Nelle prime settimane, hanno ricevuto 200 000 e-mail minacciose e a decine di migliaia di loro è stato impedito di raggiungere il posto di lavoro. Tutto il personale federale era in bilico, ognuno poteva temere di essere la prossima vittima. Era un modo per costringere i lavoratori a dimettersi da soli.
Oltre a questo, Musk ha raccolto informazioni. Ha mandato un piccolo esercito di ingegneri della Silicon Valley sotto il suo comando, che ha invaso i grandi ministeri e saccheggiato i loro file, prendendo possesso dei dati personali e finanziari di milioni di persone. Sembra che abbiano anche copiato i dati sui piani di pagamento dei programmi importanti e scaricato i codici necessari per autorizzare i pagamenti. Possiamo solo immaginare cosa potrebbero fare con tutti questi dati. Troveranno così gli indirizzi degli immigrati che la ICE (1) non è riuscita a individuare?
Trump ha poi adottato una serie di decreti (executive orders), probabilmente per dare un'apparenza di legalità a tutto questo caos. Durante i suoi primi due mesi di esercizio, ha adottato non meno di 107 decreti che riducono il personale o addirittura eliminano interi settori in servizi pubblici veramente essenziali: i centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC), la Food and Drug Administration (FDA), l'Istituto di ricerca biomedica e salute pubblica (NIH), la Ocean and Atmospheric Studies Agency (NOAA), l'agenzia per la gestione delle emergenze e dei disastri naturali (FEMA), la Posta, la pianificazione territoriale, l'Agenzia per la protezione dell'ambiente (EPA) e persino l'Agenzia di regolamentazione dell'aviazione civile (FAA), tra gli altri... I suoi colpi d'ascia hanno colpito anche i principali servizi sociali, come gli ospedali per veterani dell'esercito, i dispositivi Medicaid (assicurazione sanitaria per le persone a basso reddito), Medicare (assicurazione malattia per persone di età superiore ai 65 anni) e il sistema di pagamento delle pensioni. Le riduzioni di personale nei programmi sociali e nei servizi pubblici significano tagli ai servizi forniti.
I tagli ai posti di lavoro e ai servizi pubblici non sono iniziati con Trump. La Posta è da tempo sotto organico, il suo servizio di distribuzione delle lettere è ridotto. Decine di migliaia di lavoratori erano già senza pensione federale, ad esempio perché erano assenti al passaggio di un agente o non erano in grado di correggere errori nei loro dati. Per quanto riguarda gli ospedali per i veterani, la mancanza di personale e di attrezzature è tale che i pazienti devono aspettare a volte vari mesi per ottenere un appuntamento, anche quando hanno tendenze suicide. Ci sono così pochi ispettori del lavoro che la maggior parte delle grandi fabbriche viene controllata solo ogni quattro o cinque anni, se tali stabilimenti sono da controllare, mentre le piccole fabbriche non lo sono mai. Non ci sono abbastanza giudici arbitri per garantire le udienze di appello dei lavoratori che vengono licenziati a seguito di una campagna di tesseramento sindacale quindi, anche quando questi lavoratori vengono reintegrati, la campagna viene spesso interrotta. E questi sono solo alcuni esempi. Questi tagli ai finanziamenti pubblici fanno parte degli attacchi che hanno fatto scendere il tenore di vita dei lavoratori statunitensi negli ultimi quarant'anni.
Ma la folle corsa di Trump per tagliare tutte le spese possibili rischia di cannibalizzare completamente i servizi pubblici di cui qualunque società moderna ha bisogno. Questo è il tipo di distruzione cui il capitale finanziario è abituato quando prende il controllo di un'impresa: tagli nel vivo, licenziamenti in massa, vendita dei beni facilmente negoziabili, neutralizzazione di quello che resta e generazione di enormi profitti pagati liquidando l'attivo.
L'unico settore in cui la nuova amministrazione non ha proceduto a tagli di bilancio è il nucleo dello Stato, cioè le forze di repressione: il Pentagono, l'esercito, il ministero della Sicurezza interna, le carceri, il ministero della Giustizia e i campi di internamento, tutto ciò che costituisce la parte detta regale dello Stato, e le sue spese.
Trump e Musk affermano di combattere le frodi, gli sprechi e gli abusi. Così, questi miliardari insaziabili, che hanno accumulato la loro fortuna grazie ad aiuti statali, osano pretendere che vogliono rendere lo Stato più efficiente? No, non cercano di aumentare l'efficienza. Tutto ciò che vogliono è ridurre il più possibile il controllo dello Stato sull'economia, cioè quello che chiamano la regolamentazione. Di fatto, l'unica "regolamentazione" che accettano è quella che serve agli interessi generali della classe capitalista. Ma negli ultimi decenni, con la crisi, i capitalisti hanno fatto sempre più ricorso allo Stato per salvare le loro imprese, e gli importi destinati alle altre voci di bilancio sono crollati. Il numero degli impiegati nell'amministrazione federale è diminuito e con esso la regolazione dell'economia. I tagli che Trump ha in vista sono quindi nella continuità dei forti tagli precedenti. Nondimeno avranno conseguenze sulla popolazione, con un ulteriore degrado dell'ambiente, delle condizioni e della sicurezza sul lavoro, della salubrità, della salute, ecc.
L'amministrazione Trump afferma di sopprimere spese superflue o addirittura fraudolente. Trump ripete le bugie degli interventi di estrema destra sui social network, come Laura Loomer, che afferma che decine di migliaia di morti continuano a ricevere la pensione federale e che milioni di immigrati ricevono sussidi mentre non hanno versato alcun contributo. Sì, ci sono frodi e sprechi nelle finanze pubbliche. Ma lo spreco è da ricercare in tutte le sovvenzioni, esenzioni fiscali e altri regali che alimentano i profitti della classe capitalista. Basti pensare ai 4,3 trilioni di dollari di sgravi fiscali attuati da Trump durante il suo primo mandato. La maggior parte di questi sgravi scadranno il 31 dicembre 2025. Trump ha promesso di rinnovarli. Questa nuova versione degli sgravi fiscali, come la precedente, andrà a beneficio innanzitutto dei più ricchi e delle grandi imprese che ne traggono la loro fortuna e, come la precedente, sarà pagata dalla classe operaia. Il discorso sui morti e gli immigrati che ricevono sussidi non è altro che un polverone per nascondere il vero e proprio furto su larga scala perpetrato dalla classe di Trump con l'aiuto attivo del governo degli Stati Uniti.
Con i suoi innumerevoli decreti, Trump ha mostrato gli obiettivi principali del programma dell'estrema destra negli Stati Uniti. La velocità con cui l'ha elaborato, le violente critiche che ha rivolto a chiunque cercasse di metterlo in discussione, soprattutto contro i giudici, tutto ciò manifesta la determinazione dell'estrema destra a non tollerare alcun ostacolo, ora che uno dei suoi uomini sta alla Casa Bianca. Non è sicuro che il controllo della Camera dei rappresentanti e del Senato da parte del Partito repubblicano permetta all'estrema destra di ottenere ciò che vuole: la via parlamentare classica è infatti troppo lenta, troppo aperta ai dibattiti e ai mercanteggiamenti oppure alla pressione dell'opinione pubblica, come mostrano attualmente gli stessi eletti repubblicani. I decreti presidenziali sono molto più semplici e veloci. È vero che possono essere al limite della legalità. E quelli di Trump spesso lo sono, come quando ha finto di ignorare le disposizioni della Costituzione che definiscono la cittadinanza. Finora, i tribunali sembrano aver rallentato il rullo compressore di Trump, ma sono stati attenti a farlo solo temporaneamente. Niente indica che l'azione dei tribunali sia in grado di fermarlo, almeno non finché mantiene un ampio sostegno della classe capitalista. E non c'è ancora alcuna indicazione che abbia perso questo sostegno, anche se lo scandalo della fuga di notizie su Signal l'ha un po' destabilizzato, e malgrado i suoi annunci di aprile sui dazi doganali abbiano chiaramente fatto arrabbiare Wall Street. Nonostante ciò, non c'è ancora un appello alla sua destituzione da parte della borghesia, contrariamente a quanto era avvenuto durante il suo primo mandato.
Naturalmente, tutto questo può cambiare. Per sbarazzarsi di un politico, la borghesia ha altri mezzi che l'impeachment. La caduta di Trump potrebbe essere rapida quanto la soppressione dei ministeri che abbiamo visto all'inizio del secondo mandato. Che se ne ricordi o meno, è la borghesia che lo tiene al guinzaglio e non il contrario.
È anche possibile che Trump sia ora un po' preoccupato, a giudicare dalle allusioni che lui e il suo vicepresidente hanno improvvisamente fatto sulla prossima fine dell'era Musk. Trump deve considerare che è meglio sacrificare Musk piuttosto che cadere lui stesso.
Politica estera: imporre il dominio degli Stati Uniti sul resto del mondo
Nonostante alcuni cambiamenti evidenti, la politica estera dell'amministrazione Trump non è altro che una versione rinnovata delle politiche che l'hanno preceduta. Il suo obiettivo principale rimane quello di rafforzare la dominazione dell'imperialismo americano sul mondo. Questa dominazione è garantita, sin dalla fine della seconda guerra mondiale, dall'enorme differenza tra le risorse militari degli Stati Uniti e quelle di ciascuno degli altri paesi del pianeta, dalle dimensioni del loro mercato interno, dal controllo che esercitano su tante materie prime essenziali e, naturalmente, dalla loro potenza finanziaria, che si evidenzia nel ruolo chiave del dollaro negli scambi internazionali.
Ma la politica di Trump presenta comunque una differenza rispetto a quelle che l'hanno preceduta: prima di Trump, gli Stati Uniti ricorrevano a strade tortuose per imporre i loro interessi nei negoziati con altri paesi; Trump invece torce il braccio al resto del mondo e lo fa vedere.
Per esempio, gli Stati Uniti hanno a lungo cercato di indebolire l'Europa. Sono stati loro, prima sotto Obama e poi sotto Biden, a scatenare un conflitto che si è trasformato in guerra aperta in Ucraina: l'Europa si è vista privata dell'energia a costo sostenibile russa e dei cereali a buon mercato ucraini, il che ha portato ad una recessione in Germania. L'Europa è stata costretta a rispettare le sanzioni imposte alla Russia e, a causa del blocco del gasdotto Nord Stream 2 e dell'esplosione registrata su Nord Stream 1, ha dovuto acquistare il suo petrolio e il suo gas dagli Stati Uniti, a prezzi molto più elevati, così come le armi che era stata costretta ad acquistare per consegnarle alle forze ucraine.
L'indebolimento dell'Europa rispetto agli Stati Uniti non è quindi nuovo. Ma il modo in cui la cosa viene presentata pubblicamente è nuovo... e provocante. Alla conferenza di Monaco sulla sicurezza, il vicepresidente Vance si è lanciato in una diatriba contro l'Europa che accusa di vivere alle dipendenze degli Stati Uniti.
La stessa arroganza si ritrova nel modo in cui Trump sembra strappare le alleanze politiche internazionali. Ad esempio, la discussione ampiamente mediatizzata tra Trump, Vance e Zelensky si è trasformata in un'accusa in regola di Zelensky. Il messaggio non era rivolto solo a lui, ma al mondo intero: gli Stati Uniti di Trump faranno esattamente quello che vogliono. Abituatevi a essere umiliati pubblicamente!
Inoltre, la politica degli Stati Uniti nei confronti della Russia è cambiata di colpo con Trump. Contrariamente a quanto affermano alcuni media negli Stati Uniti, ciò non significa che Putin stia manipolando Trump. È evidente che sono gli stessi Stati Uniti ad essere all'origine del cambiamento, non la Russia. Allo stesso modo, è evidente che sotto Trump, come sotto qualunque altra amministrazione, gli Stati Uniti potrebbero fare della Russia un'esclusa. Trump sta già mostrando che la loro "amicizia" non è così profonda. Altri media hanno sostenuto che questo cambiamento sia dovuto alle supposte affinità tra due dirigenti che si presentano come uomini forti. Ma Trump non è il primo a cercare di servirsi della Russia (e, prima ancora, dell'Unione Sovietica) per mantenere la stabilità nella sfera d'influenza dell'imperialismo americano. Nel periodo attuale, così si potrebbe inserire un cuneo tra la Russia e la Cina, a causa del crescente peso economico di quest'ultima. In ogni caso, questi cambiamenti mostrano la volontà dell'imperialismo americano di costringere il resto del mondo a piegarsi alla sua volontà.
Questo è certamente ciò che dimostrano gli annunci di Trump sui dazi doganali. Non è certo che Trump voglia davvero andare fino in fondo in questa materia, nonostante il suo programma televisivo del 2 aprile volto a lanciare il "giorno della liberazione". Come ha notato la stampa economica, non sembra esserci alcuna realtà concreta dietro le cifre colorate presentate da Trump e dal suo segretario di Stato al commercio, Howard Lutnick, davanti alle telecamere.
È possibile che gli annunci di Trump siano in primo luogo motivati dal suo desiderio narcisistico di rimanere al centro dell'attenzione, come ha fatto per un'ora e mezza nel "giorno della liberazione", davanti a un'assemblea di ammiratori composta da membri del governo e altre personalità ufficiali, oltre che da una manciata di camionisti e due dozzine di operai dell'automobile in tuta da lavoro.
I preparativi del "giorno della liberazione" potrebbero essere stati solo uno stratagemma per determinare il livello delle concessioni che era possibile imporre agli altri paesi. Trump stesso lo ha riconosciuto: "Tutti i paesi ci chiamano. È la bellezza di ciò che facciamo. Siamo al comando. Se avessimo chiesto a questi paesi di fare concessioni, avrebbero rifiutato. Ma ora farebbero qualunque cosa per noi!". Naturalmente, queste affermazioni presuntuose, lo stesso giorno in cui i mercati erano sul punto di crollare, forse erano destinate a mostrare che non era preoccupato e che nemmeno i mercati avevano motivo di esserlo.
Gli annunci di Trump sui dazi doganali potrebbero benissimo essere stati fatti anche per ottenere vantaggi da altri paesi su questioni non tariffarie, come nel caso della Groenlandia. Trump può sembrare un bambino capriccioso quando grida che vuole la Groenlandia, ma gli Stati Uniti hanno lavorato a lungo per ottenere garanzie di controllo diretto su questo paese. Il loro esercito lo usa come base militare dal 1941, e da allora lo considera una delle sue basi più importanti. In un contesto di tensione politica mondiale, è plausibile che lo stato maggiore voglia esercitare un controllo sempre più esteso su questa regione. Per quanto riguarda i minerali menzionati, sono solo la ciliegina sulla torta.
Il mondo è sopraffatto da conflitti, sia economici che politici, che lo mettono sulla strada di una nuova guerra mondiale. Non è stato Trump a dare origine a questi conflitti, né ha veramente cambiato la politica degli Stati Uniti nei loro confronti. Ne ha solo esposti alcuni alla luce del sole.
Attuerà una politica estera più isolazionista? Era uno dei suoi temi della campagna elettorale e l'obiettivo di molte correnti di estrema destra che Trump ha raccolto intorno a sé. Vogliono sbarazzarsi di quello che chiamano "i guai con l'estero". Ma, da quando Trump è stato eletto, ogni volta che pronuncia una frase in questo senso, ne pronuncia due per riaffermare la continuità con la politica estera dei suoi predecessori. La sua aggressività nei confronti della Groenlandia, del Canada e di Panama non esprime veramente la posizione di un paese che adotta una posizione isolazionista, anzi. Trump ha intensificato i bombardamenti sullo Yemen e sta fornendo un sostegno costante all'espansione militare israeliana in Medio Oriente. Inoltre, non riduce le spese militari, le aumenta. In realtà, Trump è l'ultima versione di una lunga serie di sostenitori dell'espansione militare dell'imperialismo degli Stati Uniti; sotto la maschera isolazionista, sta infatti preparando la guerra.
I dazi doganali non sono iniziati con Trump. Stanno aumentando in tutto il mondo, a un ritmo senza precedenti dalla crisi del 1929. Sono l'espressione della crisi economica stessa. Quando la dimensione della torta diminuisce, ogni capitalista si appoggia sempre più sul proprio Stato per difendere i propri interessi. I lavoratori di tutto il mondo ne pagheranno il prezzo, e questo prezzo aumenterà in futuro.
Nel suo stile eccentrico, Trump ha sicuramente peggiorato la situazione. L'economia mondiale non ha la capacità di assorbire la notevole onda d'urto che questi dazi porteranno. Il rapido crollo dei prezzi delle azioni, un calo di 6 trilioni di dollari nei due giorni successivi agli annunci di Trump, mostra innanzitutto il livello della speculazione praticata nelle sale di negoziazione. Ma mostra anche quanto i capitalisti degli Stati Uniti siano coscienti del livello di interconnessione e vulnerabilità della loro economia, nonché dei rischi che comporta la decisione di Trump. Quest'ultimo può benissimo aver giocato a sfidare i loro interessi solo per vedere cosa sarebbe successo, come fa spesso. Ma il fatto che un egocentrico piuttosto instabile diriga l'apparato statale dell'imperialismo più potente mostra il grado di follia a cui il capitalismo sta portando il mondo oggi. Secondo Warren Buffett, uno dei miliardari più ricchi del mondo, "i dazi sono atti bellici, a un certo livello. Se non fanno subito colare il sangue, non bisogna farsi illusioni, costituiscono un atto di aggressione che richiede rappresaglie".
Mettere in riga la popolazione
Alcuni decreti di Trump sono specificamente rivolti a persone coinvolte nelle proteste della scorsa primavera contro le politiche degli Stati Uniti, e in particolare contro il sostegno e l'implicazione di questi ultimi nella guerra che Israele conduce a Gaza, o ancora contro la guerra de facto che l'esecutivo degli Stati Uniti conduce contro i migranti illegali.
Uno studente palestinese della Columbia University, in possesso di un permesso di soggiorno negli Stati Uniti, è stato arrestato a causa del suo ruolo durante le proteste nei campus la scorsa primavera. La sua carta verde è stata annullata senza che potesse essere ascoltato dalla giustizia. Una studentessa turca della Tufts University del Massachusetts è stata arrestata - in realtà, è stata avvicinata per strada e letteralmente rapita da agenti dell'ICE, la polizia dell'immigrazione - per aver scritto in primavera un articolo che criticava la politica di Israele a Gaza e per aver chiesto alla sua università di cessare ogni investimento in Israele. Il suo visto studentesco è stato cancellato e non ha avuto la possibilità di difendersi. Sette studenti provenienti da altri paesi, alcuni dei quali beneficiari di borse Fulbright (sistema federale di borse di studio "al merito"), sono stati arrestati e hanno visto revocato il loro visto studentesco, ancora una volta senza possibilità di essere ascoltati. Tutti avevano un alto livello di studi e un curriculum molto buono. Il messaggio era chiaro: se può succedere a persone come loro, può succedere a chiunque. Ogni studente di un altro paese era avvisato: prima di dire o scrivere qualcosa, ci devono pensare due volte.
Quando le proteste sono iniziate l'anno scorso, altri studenti di nazionalità americana hanno visto tutti i loro dati personali trapelati su internet. Il loro indirizzo, quello dei genitori e dei parenti, l'indirizzo e-mail, il numero di telefono, le informazioni sulla loro vita privata, tutto questo è stato gettato nella giungla dei social media, con risultati prevedibili: loro, i genitori e i parenti sono stati vittime di molestie e minacce. L'operazione è apparentemente orchestrata da organizzazioni di estrema destra come Canary Mission, ma questo tipo di intimidazione porta la firma di Trump. È anche dietro le sanzioni disciplinari inflitte dalla Columbia University di New York a quelli, tra i suoi studenti, che hanno manifestato. Divulgazione di dati personali, cancellazione di diplomi o di crediti di ore corrispondenti a lavori svolti: tutto questo era un avvertimento per ogni studente che intendesse protestare contro la politica degli Stati Uniti.
Alcune misure dell'amministrazione non hanno altro scopo che quello di suscitare paura nella popolazione nei confronti delle persone presentate come diverse. Lo dimostra ad esempio il trattamento inflitto ai migranti originari del Venezuela, alcuni dei quali sono stati arrestati, accusati di essere membri di un gruppo criminale e, senza prove né udienza pubblica, espulsi e gettati in una tristemente famosa prigione nel Salvador, con il cranio rasato e il corpo nudo per far apparire i loro tatuaggi. Sono stati esposti come animali in gabbia. È come se sulla loro fronte fosse stato scritto "pericoloso criminale".
Per peggiorare ulteriormente la loro degradazione simbolica, Kristi Noem, segretario di Stato alla Sicurezza interna di Trump, ha fatto un passaggio lampo in questa prigione, con un orologio Rolex da 50.000 dollari, vestiti aderenti e truccata come tutte le donne del campo del presidente, in modo da farsi conoscere. I prigionieri, stipati a dodici in una minuscola cella, erano solo lo sfondo del messaggio che abbaiava al mondo: "Se provate ad attraversare illegalmente il confine degli Stati Uniti, anche voi andrete a finire in questo immondo carcere!"
Uno dopo l'altro, gli strati più fragili vengono attaccati, i loro appartenenti trattati come lebbrosi e presentati come nemici del resto della popolazione: I sostenitori di Trump presentano le donne trans come se chiedessero a gran voce di partecipare alle competizioni sportive come donne per falsare la competizione. Nella loro propaganda, i neri sono i grandi beneficiari di un "razzismo antibianco". Infine, affermano che gli immigrati "illegali" attraversano il confine per prendere i posti di lavoro dei lavoratori americani o dedicarsi ad attività criminali.
Trump pretende di restituire all'America la "grandezza" dell'epoca di William McKinley, presidente degli Stati Uniti tra il 1897 e il 1901. Questo periodo, soprannominato quello dei baroni ladri, fu quello dell'esplosione dello sfruttamento e, insieme, della fortuna di una borghesia avida e in piena ascesa, che si univa alle borghesie europee nella competizione per dividersi il resto del mondo. Era anche un periodo in cui i neri erano vittime di linciaggi nelle campagne del sud, in cui le bande "pulivano" i quartieri dalla presenza dei neri nelle città del nord, in cui la Legione americana (2) mirava ai lavoratori che cercavano di radicare un sindacato, per cacciarli dalla città, ricoperti di catrame e piume. Era un'America dove diverse categorie della popolazione venivano opposte l'una contro l'altra e messe in competizione per la mancanza di posti di lavoro, di alloggi, ecc.
Allo stesso modo, Trump vorrebbe mettere diversi strati della popolazione gli uni contro gli altri, per nascondere meglio l'unica vera divisione esistente, quella tra i lavoratori e la borghesia. Questo vecchio metodo la borghesia lo tira fuori dal suo cappello oggi, mentre inizia una guerra commerciale che potrebbe trasformarsi in una nuova guerra mondiale.
Il trumpismo è un fascismo?
Abbiamo a che fare con il fascismo, o almeno con una sorta di preambolo al fascismo? O si tratta di un ritorno del maccartismo? (3) È evidente che Trump è più autoritario dei presidenti precedenti. Con il suo centinaio di decreti, ha bypassato il Congresso. Ha dimostrato la sua capacità di ignorare semplicemente le decisioni giudiziarie. Ha preso di mira molti settori presentati come simboli della democrazia: la stampa, le università, i grandi studi legali, i sindacati, quelli che rappresentano la libertà di stampa, di espressione o di associazione, il diritto di organizzarsi, o il diritto dei cittadini di essere rappresentati da un avvocato.
La rapidità con cui Trump ha creato dei precedenti e si è attribuito poteri che non gli spettano legalmente, senza difficoltà per ora, dimostra che la situazione politica potrebbe cambiare molto rapidamente. In altre parole, potremmo essere alla vigilia di un nuovo maccartismo o di un ritorno del fascismo. Molti dei decreti adottati da Trump mirano a mettere in riga la popolazione, il che fa presagire un'intensificazione della repressione. Allo stesso tempo, è importante capire che questi decreti si basano su una vasta operazione strumentale. Lo si vede chiaramente nel modo in cui l'amministrazione Trump pretende di espellere gli immigrati, siano essi in possesso o meno di documenti. Continua a ripetere che il potere potrà arrestare un milione di immigrati rastrellando la popolazione. Ma, di fatto, l'apparato statale che sarebbe necessario per attuare un tale compito non esiste, o comunque non esiste ancora. Oggi, sei uomini mascherati possono rapire una donna turca per strada in pieno giorno, e l'evento può essere trasmesso in televisione. Possono catturare qualche decina di venezuelani, metterli nudi per mostrare i loro tatuaggi, espellerli per imprigionarli in una prigione salvadoregna, e inondare i media di storie orribili su questa prigione per far capire a ogni immigrato che potrebbe finire lì. Possono ricorrere a misure amministrative, ad esempio dichiarando che diverse migliaia di migranti - illegali o no, nessuno lo sa - sono morti e mettendo sottosopra i loro dati fiscali e previdenziali. Sì, possono fare tutto questo. È una sorta di campagna per inquadrare e terrorizzare le persone, perché se ne vadano. Ma l'apparato statale nel suo insieme non si è (ancora) messo in moto per rastrellare gli immigrati su larga scala. Trump agisce allo stesso modo con le università, gli studi legali e i grandi media.
Tutto ciò non significa, ben lungi dall'essere, che Trump sia supportato da un'ondata fascista. Trump si è avvolto nel mantello della "presidenza imperiale". Sulla base dell'articolo 2 della Costituzione, che afferma che il presidente incarna il potere esecutivo, Trump ha detto e ripetuto più volte che questo significa che può fare ciò che vuole. In realtà, risponde a un problema che la borghesia da tempo si trova di fronte, cioè che il sistema politico del paese non permette di prendere decisioni rapide. Questo problema è tanto più scottante quanto più dura la crisi economica, aumenta la concorrenza tra i paesi e si moltiplicano le guerre nel mondo. I processi decisionali sono suddivisi tra diversi attori, sia a livello geografico che istituzionale. Il paese è diviso in autorità decisionali locali (città e contea), intermediarie (stati) e centrali a livello federale. Come ha dimostrato la questione della legalità dell'aborto, questa organizzazione tende a impedire l'adozione di un approccio e di una decisione comuni.
Lo Stato federale, diviso in tre istanze, esecutiva, legislativa e giudiziaria - divisione che si ritrova generalmente al livello di ciascuno dei 50 Stati federati - finisce spesso per non poter adottare una decisione; appare come un magma in cui apparati concorrenti si bloccano a vicenda. Mentre il mondo cambia rapidamente, la struttura politica rimane, almeno formalmente, quella stabilita nel 1787, quando fu adottata la Costituzione. Di conseguenza, la famosa separazione dei poteri in cui tre poteri presumibilmente uguali si dovrebbero bilanciare reciprocamente, di cui tutti i bambini hanno sentito parlare a scuola, ha ceduto il posto ad un potere esecutivo che si è notevolmente rafforzato a scapito degli altri due. Lo vediamo sulla questione della guerra. Secondo la Costituzione, il Congresso dichiara la guerra, dopo di che il potere esecutivo la conduce, e il potere giudiziario fa in modo che ciò avvenga nel rispetto di responsabilità ben definite. Ma quando è stata l'ultima volta che il Congresso ha effettivamente dichiarato guerra? In Corea? No, era ufficialmente una semplice "operazione di polizia". In Vietnam? Anche la risoluzione del Golfo di Tonkin, adottata nel 1964, non era una vera e propria dichiarazione di guerra ed è stata presa diversi anni dopo che le truppe americane avevano lanciato i loro primi missili. In Iraq, forse? Neanche. In Afghanistan, neanche. E in Siria, ci fu una guerra americana in Siria? E che dire di tutte queste guerre finanziate dagli Stati Uniti e condotte da altri, in Israele, in Ucraina o in Libano?
Prendiamo il caso del ruolo della Corte suprema, che dovrebbe controllare il presidente. Nella misura in cui i suoi membri sono nominati dal presidente stesso, è probabile che saranno inclini ad adottare il suo punto di vista, anche concedendogli una totale immunità, come hanno già fatto per Trump. Pensiamo ancora all'aborto: la Corte suprema lo ha legalizzato con una sentenza emessa nel 1973, e ha annullato quella stessa sentenza nel 2022.
La struttura politica e le regole della Costituzione sono state spesso ignorate, ogni volta che il paese si è trovato di fronte una grave crisi. Così, mentre eravamo sull'orlo di un crollo economico nel 2008, Bush, sul punto di andarsene, e Obama, non ancora in carica, si sono riuniti con alcuni banchieri e la Federal Reserve (la banca centrale degli Stati Uniti) per rimettere in sesto i mercati finanziari. Il Congresso e la magistratura semplicemente non hanno avuto voce in capitolo.
Quello che Trump sta facendo ora è solo spingere ancora più avanti questa tendenza, che non è nuova. Con i suoi decreti, sta imponendo il suo diritto di agire sia come presidente che con le prerogative del Congresso e della magistratura.
Affermare che Trump non può essere qualificato come fascista non significa che il fascismo non potrebbe svilupparsi negli Stati Uniti. Ma la nostra preoccupazione è determinare la natura della situazione che stiamo affrontando oggi. Osserviamo un'intensificazione degli attacchi economici contro la popolazione, un aumento della violenza delle forze di repressione organizzate dallo Stato e una tendenza a presentare il voto per i democratici come la risposta a questa situazione. Oggi, questa tendenza costituisce il più grande pericolo per la classe operaia.
Ci saranno attacchi
Fino a che punto possono arrivare gli attacchi contro il tenore di vita e l'inasprimento della repressione? Non dipende da Trump, ma dal ritmo sia dell'aggravarsi della crisi economica che dell'aumento della concorrenza tra i paesi.
Ci saranno degli attacchi, e sarà la classe operaia il principale bersaglio, come si può vedere con la guerra commerciale che si sta sviluppando. I dazi doganali sono una nuova tassa, particolarmente retrograda, che taglierà il tenore di vita di coloro che dispongono dei redditi più bassi. Se la guerra commerciale si espande su larga scala, le soppressioni di posti di lavoro colpiranno intere fasce della classe operaia.
La repressione, qualunque sia la sua natura, colpirà la classe operaia quale forza sociale che ha il potere di porre fine a questo sistema che produce catastrofi come la disoccupazione, l'inflazione, le guerre commerciali e tutto il resto.
Oggi la classe capitalista è più preparata per questa guerra di quanto lo sia la classe operaia. Infatti, la messa in scena di Trump come "presidente imperiale" fa parte di questa preparazione, indica che, se la situazione lo richiede e se diventa necessario aumentare il livello della repressione, la borghesia potrebbe non accontentarsi della dittatura economica che esercita sul resto della società, ma anche contare sulla dittatura politica esercitata da un singolo. Questo non significa che i capitalisti pensino che Trump sarà necessariamente quell'uomo, ma oggi è lui al potere ed è lui che può innalzare il livello della repressione.
Qualunque sia la situazione, la classe operaia potrà contare solo su se stessa, ma oggi non è preparata. Non possiede un proprio partito politico, non è organizzata per partecipare alle lotte politiche per difendervi i suoi interessi specifici sulle proprie basi. Ha solo condotto alcune lotte sindacali, nelle forme molto limitate autorizzate dalle convenzioni firmate dai sindacati e nei limiti di una legislazione anti operaia che impedisce ai lavoratori di organizzarsi come classe.
Per di più, la maggior parte dei dirigenti sindacali si sono affannati ad associare i lavoratori al Partito democratico. Ora alcuni di loro si mettono al seguito di Trump, rallegrandosi dei suoi annunci sui dazi doganali e sulla criminalizzazione degli immigrati. Il fatto che possano sostenere sia le politiche dei democratici che quelle di Trump non è una contraddizione. In entrambi i casi, queste politiche vincolano i lavoratori, nella misura in cui i sindacati esercitano ancora un'influenza su di loro, alla borghesia che sia i democratici che Trump e il suo partito difendono.
È chiaro che i democratici cercheranno di convincere che Trump è il problema e quindi bisogna sbarazzarsi di lui. Bernie Sanders, durante il suo tour nazionale, fa campagna contro "l'oligarchia". Attrae alcuni di coloro che vogliono combattere e funge da battitore per il Partito Democratico.
Tutto questo fa arretrare la classe operaia. Le proteste del 5 aprile hanno mostrato quanto gli obiettivi dichiarati dai democratici possano essere reazionari, offrendo un diversivo a chi vuole lottare (4).
Per questo è importantissimo che i rivoluzionari innalzino una bandiera intorno alla quale i lavoratori e tutti coloro che legano il loro destino a quello della classe operaia si possano unire. Serve una bandiera per tutti coloro che hanno paura e sono stanchi, non solo di Trump, ma di questo sistema capitalistico marcio e puzzolente. Ora più che mai dobbiamo affermare che la classe operaia ha bisogno del proprio partito e del proprio programma, perché solo essa ha il potere di salvare la società dalla barbarie alla quale il capitalismo sta conducendo l'umanità.
Sappiamo che assumendo questa posizione saremo in minoranza. Più precisamente, saremo una minoranza all'interno della minoranza. A volte, affrontare una situazione del genere è più difficile che affrontare la repressione.
6 aprile 2025
1 Immigration and Customs Enforcement: agenzia di polizia doganale e di controllo delle frontiere (nota LDC).
2 Organizzazione di veterani creata nel 1919, anticomunista e antisindacale, che organizzò spedizioni punitive e campagne di intimidazione (nota LDC).
3 Caccia alle streghe organizzata dal 1950 al 1954 su istigazione del senatore repubblicano McCarthy contro chiunque sia sospettato di avere anche solo simpatie comuniste (nota LDC).
4 Il 5 aprile si sono svolte le più importanti manifestazioni anti - Trump da quando è arrivato al potere (nota LDC)