Serbia : rabberciatura di un regime schifoso con beneplacito dell'imperialismo

Da "Lutte Ouvrière" n° 1683 (Serbia : rabberciatura di un regime schifoso con beneplacito dell'imperialismo)
13 ottobre 2000

Con le congratulazioni dei dirigenti occidentali, la fine delle sanzioni contro la Iugoslavia-Montenegro, le visite ufficiali di esponenti occidentali a Belgrado,l'insediamento di Kostunica alla testa della Repubblica Federale di Iugoslavia si fa con il beneplacito più o meno entusiasta delle potenze imperialistiche.

Probabilmente non sarebbe stato così se la sostituzione di Milosevic fosse stata effettivamente il risultato di un'autentica rivoluzione popolare, come sono stati presentati gli avvenimenti del giovedì 5 ottobre a Belgrado.

Malcontento e mobilitazione popolari

Senz'altro l'uscita dal potere del clan Milosevic corrisponde all'augurio della maggioranza della popolazione, augurio che si è espresso tramite il voto del 24 settembre a favore di Kostunica (a tal punto che la stessa commissione elettorale del regime ha dovuto riconoscerlo rapidamente), e più ancora tramite la massiccia mobilitazione che si è sviluppata poi durante più di una settimana, con manifestazioni e scioperi.

Le notizie pervenute danno testimonianza della stanchezza delle masse popolari nei confronti della cricca di Milosevic. Ci sono motivi per questo : una disoccupazione massiccia, con un'industria devastata, salari da miseria che equivalgono ad 80000 o 90000 lire al mese (quando questi salari, o queste pensioni, vengono pagate), una forte inflazione, il mercato nero, approvigionamenti al limite della sopravvivenza -senza dimenticare i problemi dei 700000 profughi, vittime delle guerre perdute, che si ammassano in Serbia.

Di fronte a questo invece, un pugno di privilegiati ha accaparato le ricchezze. La sola famiglia Milosevic da tempo avrebbe nascosto in Russia (tramite il fratello di Slobodan, che è stato ambasciatore a Mosca) o a Cipro buona parte dei dieci miliardi di dollari di riserve valutarie dell'ex-Iugoslavia. E' noto che gli spacci di ogni genere, compreso quello della droga, hanno alimentato i conti segreti all'estero e anche quelli di responsabili politici in Serbia.

Si capisce che la popolazione, chiamata improvvisamente a votare dallo stesso Milosevic, non abbia apprezzato di essere stata derubata del risultato del suo voto da quelli che già considera come una banda di ladri, e che la collera si sia estesa.

Tanto più che per la prima volta la popolazione ha trovato un'opposizione coalizzata ed una personalità d'unione per prendere le cose in mano. E tanto più, anche, che questo vincitore è in fasi con un'altra componente del rancore contro Milosevic : cioè la componente nazionalista. Kostunica già era un nazionalista noto ai tempi di Tito ; si opponeva ad ogni tipo di autonomia del Kosovo. Oggi, non rimprovera tanto al dittatore caduto le sue molteplici guerre nell'ex-Iugoslavia quanto il fatto di averle perse e di avere condotto il suo programma di grande Serbia da una sconfitta all'altra.

Il 5 ottobre, un derapaggio ben controllato

La manifestazione nazionale del 5 ottobre a Belgrado ha riunito una folla immensa, forse 300000 persone, di cui molte, tra l'altro tra chi era venuto da regioni lontane, speravano senz'altro che non si limitasse ad un'adunata con qualche discorso. E difatti, con l'invasione del parlamento federale e della radiotelevisione serba, la manifestazione ha portato al "rovesciamento" di Milosevic senza grandi difficoltà, in un'ora circa e senza altri scavalcamenti da parte dei manifestanti.

Da quel momento varie testimonianze come quella di un responsabile del movimento studentesco Otpor o quella del sindaco della città di Cacak -noto e deciso oppositore- hanno precisato la parte di organizzazione e di calcolo che c'era in questo "assalto" di edifici emblematici del potere di Milosevic. Ilic, il sindaco di Cacak, ha raccontato che lui stesso e la sua squadra erano "da mesi in contatto stretto con gente della polizia" e come avevano in qualche modo programmato lo scavalcamento della polizia da parte dei manifestanti di fronte al Parlamento.

Fatto sta comunque che questa famosa polizia speciale non ha offerto che una resistenza simbolica, mentre l'esercito si accontentava di un'apparizione. Bisogna credere che già erano ben minati, o perfino acquisiti alla causa di Kostunica.

E difatti la "rivoluzione" si è cambiata sin dall'indomani in una passazione dei poteri da Milosevic a Kostunica nel rispetto delle convenzioni della legalità. Kostunica ha ricevuto l'adesione del gran capo dell'esercito e si è recato da Milosevic stesso (mentre il giorno prima assicurava ai manifestanti che Milosevic non si trovava lì ma già era fuggito, per togliere l'idea di prendersela con la sua residenza).

In questa passazione dei poteri la più chiara preoccupazione di Kostunica e dei dirigenti dell'opposizione è stata di fare in modo che l'esercito e la polizia, pilastri dello Stato, rimangano indenni dopo l'operazione o addirittura discolpate dai loro servizi passati presso Milosevic.

Si capisce perché i dirigenti occidentali accolgono così calorosamente nel loro circolo di banditi questi tanto responsabili "oppositori". Quale legittimazione democratica potevano sperare, meglio di questa sceneggiata di sollevamento popolare ?

Ne risulta che la Serbia non si è liberata, né di questo esercito che l'agressione Nato aveva largamente risparmiata, né di una polizia numerosa e ben attrezzata, composta da massacratori, e neanche di una rete di "politicanti", di "uomini d'affari" e di ruffiani dai costumi mafiosi, che non hanno finito di pesare sui popoli della Serbia, del Montenegro e del Kosovo.

Sotto l'occhio e il controllo delle potenze imperialistiche, si assiste solo ad un tentativo di rabberciatura di questo sistema e di questo regime, sulle spalle dei popoli e con l'utilizzo strumentale delle aspirazioni popolari in Serbia.

Una grande truffa

Nei media occidentali, il pensiero dominante è di applaudire la caduta "dell'ultimo dittatore nazionalcomunista" in Europa. Il 5 ottobre, anche Kostunica proclamava ai manifestanti : "Il comunismo sta per cadere". E, tra i manifestanti, alcuni gridavano : "Fuori i ladri rossi !".

Non c'è neanche bisogno di ricordare che Milosevic non è ovviamente mai stato comunista in nessun modo, e che l'unica cosa rossa è il sangue che copre le sue mani. Si tratta di un volgare apparacik che si è issato al potere a forza di mascalzonate e che ha usato il nazionalismo grande serbo per consolidare questo suo potere. E nella Jugoslavia post titoista abbandonata ai piccoli capi assetati di potere ed ai loro sicari - cominciando per esempio dal Croato Franjo Tudjman - Milosevic non è stato l'unico a costruire il suo regime su mucchi di cadaveri, anche se avuto mezzi più importanti a disposizione.

Quando dei giornalisti scrivono che il bilancio di Milosevic è di più di 200 000 morti, 5 millioni di persone spostate, il sinistro bilancio è certamente esatto, ma il fatto di attribuirlo ad un responsabile unico, nuovo Grande Satana, permette di riabilitare gli altri capi di bande nazionalistiche ed i loro successori, e forse ancor di più i dirigenti delle grandi potenze, che hanno sostenuto la loro ascesa, che gli hanno aiutati, ricevuti e guidati. E serve anche a cercare di far dimenticare le devastazioni e le vittime dovute all'agressione imperialistica dell'anno scorso contro la Serbia ed il Kosovo.

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Lo scenario che si sta svolgendo a Belgrado può soddisfare molta gente nei ceti dirigenti, ma non può far dimenticare che non risolve niente per il futuro.

Oltre il fatto che l'eventuale democratizzazione alla quale può portare in Serbia sarà allo stesso tempo limitata e precaria, l'attuale evoluzione riprende tutti gli ingredienti che hanno trasformato questa zona in una polveriera. Le dichiarazioni di Kostunica a proposito del Montenegro sono già piene di ambiguità. E per quanto riguarda il Kosovo, intende chiaramente mantenere la provincia nell'ambito della Serbia e si riferisce alla risoluzione 1244 dell'ONU che ha riconosciuto quest'appartenenza nel giugno 1999, alla fine della guerra condotta dalla NATO, allontanando ogni prospettiva di indipendenza. Così Kostunica ha già potuto parlare della "sovranità persa su una parte delle nostre terre" e della necessità di ricuperare questa sovranità, in conformità con la "legalità internazionale"...

La diplomazia delle potenze imperialistiche e la politica dei capi nazionalisti locali derivano da uno stesso e identico cinismo.